Il signor Micawber chinò la testa.
– Stanno bene, signora – osservò disperatamente, dopo un istante di silenzio – come i proscritti e i banditi possono mai sperare di stare.
– Che Dio vi benedica, signore! – esclamò mia zia nella sua maniera brusca. – Di che cosa mai state parlando?
– La esistenza della mia famiglia, signora – rispose il signor Micawber – è sospesa a un debole filo. Il mio padrone...
A questo punto il signor Micawber s’interruppe deliberatamente, e cominciò a sbucciare i limoni che gli avevo fatti mettere innanzi con tutti gli altri ingredienti per il ponce.
– Il vostro padrone, dunque – disse il signor Dick, toccandogli il braccio, come per rammentarglielo dolcemente.
– Mio buon signore – rispose il signor Micawber – ora mi ricordo, grazie. – Essi si strinsero di nuovo la mano. – Il mio padrone, signora... il signor Heep... una volta ebbe la bontà di farmi osservare che se io non avessi ricevuto gli emolumenti dello stipendio connesso all’impiego datomi da lui, avrei girato probabilmente per la provincia come saltimbanco, ingoiando sciabole e mangiando l’elemento divoratore. Per quanto io possa augurarmi il contrario, è ancora probabile che i miei figliuoli sian costretti a procurarsi un pane per mezzo delle contorsioni corporali, mentre la signora Micawber accompagnerà i loro esercizi girando la manovella d’un organino.
Il signor Micawber, con un vago ma espressivo gesto del coltello, fece intendere che si sarebbe potuto certamente assistere, dopo ch’egli non fosse più, a quelle rappresentazioni; poi riprese a sbucciare i limoni con aria disperata.
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