– Gli vuol bene, la carogna! – ella disse. – E vuol darmi a intendere ch’egli si sia mai curato di lei! Le menzogne di questa genìa!
La sua beffa era peggiore della sua rabbia palese. Tra le due avrei preferito d’esser oggetto dell’ultima. Ma l’aveva sciolta per un solo momento: di nuovo la incatenò, per quanto potesse esserne nell’intimo morsa e straziata.
– Io son venuta qui, o pura fontana di amore, come avevo cominciato a dirvi – ella soggiunse – per veder come fosse una creatura come voi. Avevo una gran curiosità. Ora l’ho soddisfatta. E anche per dirvi che fareste bene ad andarvene a casa vostra, al più presto possibile, a nascondervi fra quelle eccellenti persone che v’aspettano e che il vostro denaro consolerà. Quando lo avrete finito tutto, potrete di nuovo credere in qualche altro, aver fiducia in qualche altro e voler bene a qualche altro. Io vi credevo un balocco rotto che avesse durato abbastanza; un gingillo che fosse buttato via perché non luceva più. Ma trovo invece che siete oro di coppella, una vera signora, e una vittima maltrattata, dal cuore virgineo traboccante d’amore e di fiducia... con un’aria d’innocenza che incanta. Ho qualche altra parola da dirvi. Ascoltatemi, perché farò ciò che dico. Mi ascoltate, anima maliarda? Ciò che dico, son decisa a farlo.
Il suo furore la dominò di nuovo per un istante; ma sul viso le passò come una contrazione spasmodica, e cessò dal sorridere.
– Nascondetevi – ella continuò – se non a casa vostra, in qualche altra parte. Purché sia dove non possiate esser raggiunta: in un’oscura vita.
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