– Vivere felice nei vostri pensieri! Consacrare la vostra esistenza al ricordo della tenerezza di Giacomo Steerforth... O sentir gratitudine – egli voleva farvi moglie del suo cameriere, non è vero? – per la leale e benemerita creatura che vi avrebbe accettata come dono. O se queste orgogliose memorie, e la coscienza delle vostre virtù, e l’onorevole posto nel quale esse v’hanno messa agli occhi di quanti vestono forma umana, non vi sostengono, sposate il buon giovane di cui m’avete parlato, e siate felice della sua condiscendenza. Se neppur questo v’andrà, morite. Non difettano uscite e letamai per simili morti e simili disperazioni... trovatene una, e spiccate il volo verso il Cielo!
Ella si allontanò lentamente dalla porta, così dicendo, e scomparve dalla mia vista.
Udii un passo distante sulle scale. Lo riconobbi con assoluta certezza. Era suo zio, grazie a Dio!
– Ma notate – aggiunse Rosa pianamente e gravemente, aprendo l’altra porta per andarsene – son risoluta per ragioni mie particolari e per l’odio che mi divora, di smascherarvi e svergognarvi, se non vi ritirate a una gran distanza da me. Questo è ciò che dovevo dirvi, e ciò che dico intendo di farlo.
Il piede sulla scala s’avvicinava... s’avvicinava... la sfiorò com’ella andava giù... si precipitò nella stanza.
– Zio!
Un grido terribile seguì la parola. Mi fermai un momento, e facendo capolino nella camera, vidi il pescatore Peggotty sostenere fra le braccia la nipote svenuta. Egli la guardò qualche istante nel viso; poi si fermò a baciarlo – oh, come teneramente!
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