– Voi avete qualche cosa da dire, mio buon amico e lo direte meglio senza di me.
– Con vostro permesso, signora – rispose il pescatore Peggotty – se le mie ciarle non v’annoiano, mi fareste una gentilezza a rimaner qui.
– Sì? – disse mia zia, in tono affettuoso e breve. – Allora, rimarrò.
Così si mise a braccetto del pescatore Peggotty, e si diresse con lui verso un padiglioncino frondoso, in fondo al giardino; si sedette su una panca e io mi misi accanto a lei. V’era posto anche per il pescatore Peggotty, ma questi preferì rimanere in piedi poggiando la mano sul tavolinetto rustico lì innanzi. Mentre se ne stava così, fissando un po’ il cappello prima di cominciare a parlare, non potei impedirmi dall’osservare quale possanza e forza di carattere esprimesse la sua mano muscolosa, che aveva un degno riscontro nella sua fronte onesta e nei suoi capelli color grigio-ferro.
– Ieri sera mi son portato via la mia cara figliuola – cominciò il pescatore Peggotty, levando gli occhi su noi – nella casa dove l’avevo aspettata tanto tempo e che avevo preparata per lei. Passarono delle ore prima ch’ella mi riconoscesse, e quando mi riconobbe mi s’inginocchiò ai piedi, e gentilmente mi disse tutto, come se pregasse. Quando sentii la sua voce, che era stata sempre così lieta a casa... e la vidi umiliata, come se fosse nella polvere dove il nostro Signore scrisse con la sua mano benedetta... ebbi una trafittura al cuore, nonostante mi traboccasse di gratitudine.
Si passò la manica sugli occhi, senza cercar di nasconder perché; e poi si schiarì la voce.
| |
Peggotty Peggotty Peggotty Peggotty
|