Non so quanto tempo durasse a questo modo; ma poi s’addormentò, e dall’esser più forte del solito, cadde da quel sonno in uno stato di profonda debolezza.
A questo punto egli si fermò, come per riposarsi dal terrore che gli facevano le sue stesse parole. Dopo un silenzio di pochi istanti, continuò:
– Si svegliò in un bel pomeriggio: c’era tanta calma che non sentiva altro che il bacio dolce dell’acqua azzurra sulla spiaggia. In principio, credé di stare a casa, coi suoi, una domenica mattina; ma le foglie di vite che vide alla finestra e le colline in fondo l’avvertirono dell’errore. Poi entrò la donna e s’avvicinò al letto a guardarla; e allora s’accorse che il nostro vecchio battello non era più nella baia, ma assai lungi di lì; e s’avvide dov’era, e perché; e scoppiò a piangere in seno a quella buona donna, là dove spero che riposi ora un bimbo, allietandola con la luce dei suoi begli occhi.
Egli non poteva parlare di quella buona amica di Emilia senza commuoversi. Invano tentava di dominarsi. Si mise di nuovo a piangere, mormorando: «Che Dio la benedica!».
– Quel pianto fece bene all’Emilia – egli ripigliò, dopo essere stato in preda a una commozione alla quale io non avevo potuto assistere senza parteciparvi: quanto a mia zia, dei grossi lagrimoni le solcavano il viso; – quel pianto fece bene all’Emilia, ed ella cominciò a sentirsi meglio. Ma aveva dimenticato la lingua di quel paese ed era costretta di farsi intendere a segni. Continuò così a sentirsi meglio di giorno in giorno, con molta lentezza, però, e a tentar di apprendere i nomi degli oggetti più comuni, come se non li avesse mai saputi, finché una sera, stando alla finestra, non si mise a guardare una bambina che si trastullava sulla spiaggia.
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Emilia Dio Emilia Emilia
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