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      Credo che la mia presenza facesse loro del bene. Parlammo, sforzandoci d’essere allegri, del pescatore Peggotty che sarebbe diventato ricco in un nuovo paese, e delle meraviglie che ci avrebbe descritte nelle sue lettere. Emilia non fu nominata. Cam si mostrava il più sereno della brigata.
      Ma Peggotty mi disse, quando ella mi fece salire in una camerina dove, su un tavolino, m’aspettava il libro dei coccodrilli, che egli era sempre lo stesso. Ella credeva (mi disse piangendo) ch’egli avesse il cuore straziato, benché fosse pieno di coraggio e di dolcezza, e lavorasse con maggiore attività e destrezza di qualunque altro costruttore di barche del luogo. A volte, la sera, si parlava della vita passata a bordo del vecchio battello; e allora egli faceva menzione dell’Emilia al tempo ch’era bambina; ma non diceva mai nulla di lei diventata grande.
      Mi parve d’avergli letto in faccia che desiderava di parlarmi da solo. Perciò risolsi di trovarmi sulla sua strada la sera appresso, all’ora del suo ritorno dal lavoro. Deciso questo, m’addormentai. Quella notte, per la prima volta dopo tante notti, la candela fu tolta dalla finestra, il pescatore Peggotty si rannicchiò nella sua vecchia amaca nel vecchio battello, e il vento gli mormorò con l’antica voce intorno alla testa.
      Tutto il giorno appresso egli fu occupato con la sua barca da pesca e con le sue reti, e a imballare e a mandare a Londra, in un furgone, quegli arredi che potevano ancora servirgli, lasciando il resto alla signora Gummidge.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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