Ella stette con lui tutto il giorno. Siccome io sentivo il melanconico desiderio di rivedere ancora una volta l’antica dimora, prima che venisse chiusa, promisi di andarvi la sera, ma disposi le cose in modo da poter parlare prima con Cam.
Mi era facile incontrarlo, perché sapevo dove lavorava. Andai ad attenderlo su un cantuccio solitario della spiaggia, che egli attraversava sempre, e ritornai con lui, perché egli avesse tutto l’agio di parlarmi, se questo era in realtà il suo desiderio. L’espressione del suo viso non m’aveva ingannato. Avevamo fatto appena un po’ di passi insieme, che egli mi disse, senza guardarmi:
– Signorino Davy, l’avete vista?
– Solo un istante, mentre era svenuta – risposi dolcemente.
Andammo un po’ innanzi, ed egli disse:
– Credete che la rivedrete, signorino Davy?
– Sarebbe troppo penoso per lei, forse.
– Ci ho pensato anch’io, signore – egli rispose – sì, ci ho pensato.
– Ma, Cam – dissi dolcemente – se v’ è qualche cosa che io possa scriverle, da parte tua, nel caso che non potessi parlarle; se v’è qualcosa che tu vorresti farle sapere per mezzo mio, sarebbe un incarico che io considererei come sacro.
– Ne sono sicuro. Grazie, signore, voi siete molto buono. Ci sarebbe qualcosa che vorrei le si dicesse o scrivesse.
– Che cosa?
Camminammo un po’ più oltre in silenzio, e poi egli parlò.
– Non si tratta di dirle che io le perdono. Non serve di dirlo. Si tratta piuttosto di chiederle di perdonarmi, per averle quasi imposto il mio affetto. Certe volte, credo che se non avessi avuto la sua promessa di sposarmi, ella, che aveva fiducia in me, come amica, mi avrebbe detto ciò che le passava in cuore, e si sarebbe consigliata con me, e avrei potuto salvarla.
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