Trasportammo fuori il baule, spegnemmo la candela, chiudemmo la porta, e lasciammo il vecchio battello, che parve un punto nero nella notte nuvolosa. Il giorno dopo, quando partimmo per Londra, sull’imperiale della diligenza eravamo insieme con la signora Gummidge la quale, col paniere sulle ginocchia, sedeva lieta e felice.
LII.
ASSISTO AD UNO SCOPPIOMancavano soltanto ventiquattro ore al misterioso appuntamento datoci così misteriosamente dal signor Micawber, quando mia zia ed io ci consultammo sul da fare, perché mia zia era molto riluttante a lasciare Dora. Ah, come facilmente portavo allora Dora su e giù per le scale!
Eravamo disposti, nonostante il desiderio del signor Micawber che mia zia fosse presente, di lasciarla a casa e di rappresentarla io e il signor Dick. In breve, avevamo stabilito di adottare questa decisione, quando Dora rovesciò ogni nostro calcolo dichiarando che non si sarebbe mai perdonata e non avrebbe mai perdonato al suo cattivo marito, se mia zia, per qualsiasi motivo, fosse rimasta a casa.
– Io non vi dirò una parola – disse Dora, scotendo i riccioli – sarò noiosa; vi farò abbaiare contro da Jip tutto il giorno. E mi persuaderò veramente che siete una burbera vecchia, se non ci andate.
– Zitta, Fiorellino – disse mia zia, ridendo. – Tu sai che non puoi stare senza di me.
– Invece no – disse Dora. – Voi non mi servite. Voi non correte su e giù per le scale tutto il giorno per me. Non vi sedete mai accanto a me a parlarmi di Doady, di quando le sue scarpe erano rotte, ed egli era tutto impolverato.
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