Traddles si abbottonò con aria risoluta. Il signor Dick, turbato da questi formidabili preparativi, ma sentendo necessario di imitarli, si tirò il cappello, con ambe le mani, più che gli fu possibile, sulle orecchie; e immediatamente se lo ritolse per salutare il signor Micawber.
– Signori e signora – disse il signor Micawber – buongiorno! Mio caro signore – al signor Dick, che gli dava una vigorosa stretta di mano – voi siete sommamente gentile.
– Avete fatto colazione? – disse il signor Dick. – Accettereste una costoletta?
– Neanche per sogno, mio buon signore! – esclamò il signor Micawber, impedendogli di sonare. – L’appetito e io, signor Dixon, siamo da lungo tempo nemici.
Il signor Dixon si compiacque tanto del suo nuovo nome, e vide un tratto di tanta generosità nel signor Micawber che glielo conferiva, che gli strinse di nuovo la mano, ridendo come un bambino.
– Dick – disse mia zia – attenzione! Il signor Dick ridiventò serio, arrossendo.
– Ora, signore – disse mia zia al signor Micawber, mettendosi i guanti – siamo pronti a partire per il Vesuvio o per dovunque vi piacerà.
– Signora – rispose il signor Micawber – io ho la speranza, infatti, di farvi assistere fra poco a un’eruzione. Signor Traddles, io ho il vostro permesso, credo, di ricordare qui che noi siamo stati in comunicazione insieme.
– È un fatto indiscutibile, Copperfield – disse Traddles, al quale io diedi un’occhiata di sorpresa. – Il signor Micawber mi ha consultato su ciò che contava di fare; e io l’ho consigliato nel modo che m’è parso più opportuno.
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