Il resto doveva essere regolato dal valore del mio esercizio professionale; o in altre e più espressive parole, dalla viltà della mia natura, dalla cupidigia dei miei desideri, dalla povertà della mia famiglia, dalla generica morale (o piuttosto immorale) rassomiglianza fra me e... Heep. Ho bisogno di dire che tosto ebbi la necessità di sollecitare da... Heep... degli anticipi pecuniari per il sostentamento della signora Micawber e della nostra sventurata ma crescente famiglia? Ho bisogno di dire che questa necessità era stata calcolata da... Heep? Che quegli anticipi erano garantiti da cambiali e altre simili obbligazioni, riconosciute dalle istituzioni legali del nostro paese? E che così io venni acchiappato nella rete tessuta a bella posta per me?».
La soddisfazione del signor Micawber per la sua potenza epistolare nel descrivere questo doloroso stato di cose sembrava lo sollevasse realmente da qualunque affanno e da qualunque ambascia della realtà. Egli continuò a leggere:
«Allora fu che... Heep... cominciò ad accordarmi appunto quel tanto di confidenza necessario al trionfo dei suoi disegni infernali. Allora fu che io cominciai, se posso così shakespearianamente esprimermi, a languire, a deperire, ad appassire. Vidi che i miei servigi erano continuamente richiesti per la falsificazione degli affari e la mistificazione di un individuo che designerò come il signor W...; che il signor W. era ingannato, tenuto all’oscuro e abbindolato in ogni possibile maniera; pure, in questo frattempo, quel briccone di.
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Micawber Micawber
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