Egli lesse questo brano, come se fosse un atto parlamentare: e apparve straordinariamente consolato dal suono delle parole.
«Le mie accuse contro... Heep – egli continuò, dandogli un’occhiata, e mettendo la riga in un’adatta posizione sotto l’ascella sinistra, nel caso gli fosse dovuta occorrere – sono le seguenti».
Noi ascoltavamo, credo, trattenendo il respiro; certo Uriah tratteneva il suo.
«Primo – lesse il signor Micawber. – Quando le facoltà e la memoria del signor W. per gli affari divennero, per cause che non è necessario né spetta a me indagare, deboli e confuse... Heep... deliberatamente imbrogliò e complicò tutti gli affari dello studio. Quando il signor W. era meno adatto a trattar d’affari... Heep gli era addosso per costringerlo a trattarli. Egli in simili circostanze fece firmare al signor W. documenti di grande importanza, rappresentandoli come se non avessero importanza alcuna. Indusse il signor W. ad autorizzarlo a prelevare una certa somma da un deposito bancario ammontante a dodicimila seicentoquattordici sterline, due scellini e sei pence, e la impiegò a saldare delle spese immaginarie dello studio e debiti che erano già stati saldati o che non erano mai esistiti. A questa manovra egli diede in tutto e per tutto l’apparenza che fosse stata disonestamente voluta e compiuta dal signor W.; e da quel momento ne ha approfittato per torturarlo e dominarlo».
– Dovete provarlo, Copperfield! – disse Uriah, scotendo il capo con piglio minaccioso. – Vedremo!
– Chiedete a... Heep.
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Uriah Micawber Copperfield Uriah Vedremo
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