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      .. signor Traddles, chi andò ad abitare in casa sua dopo di lui – disse il signor Micawber, staccandosi dalla lettera: – chiedeteglielo!
      – Lo stesso imbecille che ci abita ancora – disse Uriah sdegnosamente.
      – Chiedete a... Heep... se mai egli tenne un taccuino in quella casa – disse il signor Micawber: – chiedeteglielo!
      Vidi la mano di Uriah involontariamente cessare di grattarsi il mento.
      – O chiedetegli – disse il signor Micawber – se non ne ha bruciato mai uno in quella casa. Se dice di sì, e vi domanda dove sono le ceneri, che si rivolga al signor Micawber, dal quale apprenderà delle cose poco piacevoli.
      Il gesto trionfale col quale il signor Micawber pronunziò queste parole ebbe un grande effetto sulla madre, che gridò agitata e impaurita:
      – Uriah, Uriah! Sii umile, e cerca d’accomodar le cose, caro.
      – Mamma – egli rispose – vuoi star zitta? Tu hai paura e non sai quel che ti dici. Umile! – egli ripeté, guardandomi con un ringhio. – Io ho umiliato alcuni di essi per lungo tempo in passato, umile come ero.
      Il signor Micawber, affondando elegantemente il collo nella cravatta, subito andò innanzi nella sua composizione.
      «Secondo. Heep ha in parecchie occasioni, per quanto mi risulta dalle più sagaci ricerche e informazioni condotte con la massima buona fede, sistematicamente falsificata in parecchie registrazioni, e in parecchi libri e documenti la firma del signor W. L’ha specialmente falsificata in un caso che può esser da me provato, nella maniera seguente, cioè... ».
      Di nuovo il signor Micawber si mostrò deliziato di quel formale cumulo di parole, che, comunque ridicolmente sfoggiate nel caso suo, non gli erano interamente proprie.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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