L’ho osservato in molte persone, e mi par che sia nella regola generale. Le persone chiamate a prestar giuramento, per esempio, sembrano straordinariamente soddisfatte quando arrivano a parecchie parole che dicono la stessa cosa l’una dopo l’altra, affermando che detestano, abominano, esecrano, e così via. I vecchi anatemi erano basati sullo stesso principio. Noi parliamo della tirannia delle parole, ma anche noi siamo lieti di tirannizzarle; a noi piace di averne una ricca provvista che ci accompagni nelle grandi occasioni; ci pare che ci conferiscano importanza e suonino bene. E così, come non siamo molto difficili sulla qualità dei nostri valletti nelle grandi occasioni, purché portino bene la livrea e facciano numero, non diamo una grande importanza al significato o all’utilità delle parole che usiamo, purché sfilino in pompa magna. E così, come un individuo si caccia in un vespaio quando fa troppo sfoggio di servi in livrea, e così come gli schiavi quando sono troppo numerosi si ribellano contro i loro padroni, io potrei citare una nazione che s’è creata delle grandi difficoltà e se ne creerà altre maggiori col mantenere un corteggio troppo grande di parole.
Il signor Micawber continuò a leggere, leccandosi quasi le labbra:
«Per esempio, nella maniera seguente, cioè: Essendo il signor W. infermo, ed essendo nei termini delle probabilità che il suo decesso potesse condurre a qualche scoperta che facesse crollare il dominio di... Heep sulla famiglia W... come io, Wilkins Micawber sottoscritto, affermo.
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Micawber Essendo Wilkins Micawber
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