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      A chiedersi ciò che avrebbe fatto lui, se avesse avuto coraggio, sarebbe come domandarsi quel che avrebbe fatto un botolo con l’anima d’una tigre. Lui era vile dalla punta dei capelli alla punta delle scarpe, e in quel momento mostrava più che mai la codardia del suo carattere con la sua aria d’umiliazione e di sgomento.
      – Aspettate! – egli urlò verso di me, asciugandosi con le mani il sudore del viso. – Mamma, sta’ zitta! Che si dia loro quella carta! Va’ a pigliarla.
      – Accompagnatela, signor Dick, per piacere – disse Traddles.
      Orgoglioso di quell’incarico di cui comprendeva l’importanza, il signor Dick l’accompagnò come un cane di pastore potrebbe accompagnare una pecora. Ma la signora Heep non gli diede gran fastidio, perché non solo ritornò con la carta, ma con la scatola che la conteneva, nella quale trovammo un libro di banca e alcuni altri fogli che dopo ci furono molto utili.
      – Bene – disse Traddles, prendendo in consegna tutto. – Ora, signor Heep, potete ritirarvi a meditare, notando particolarmente, di grazia, che io vi dichiaro da parte di tutti che c’è una grazia sola da fare: quella che v’ho detta, e che deve esser eseguita senza indugio.
      Uriah, senza levar gli occhi dal pavimento, traversò la stanza con la mano al mento, e fermandosi sulla soglia, disse:
      – Copperfield, io vi ho sempre odiato. Voi siete sempre stato un villan rifatto, e l’avete avuta sempre con me.
      – Già vi dissi una volta – risposi – che voi l’avete avuta, con la vostra avidità e la vostra scaltrezza, contro tutti.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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