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      – Ma le sue intenzioni sono ottime – disse teneramente la signora Micawber.
      – Forse, amor mio – soggiunse il signor Micawber – le sue intenzioni sono ottime; ma non veggo ancora che le sappia esprimere e volgere a una meta qualsiasi.
      La tetraggine apparve di nuovo nel viso del signorino Micawber, ed egli domandò, con qualche risentimento, che dovesse fare. Era nato falegname, forse, o verniciatore? Poteva andare giù al cantone ad aprire una farmacia? O presentarsi alle prossime assise, e proclamarsi avvocato? O forse uscir a viva forza sul palcoscenico dell’opera e riuscire con la violenza? Che cosa poteva fare, se non gli era stato insegnato nulla?
      Mia zia rifletté un poco, e poi disse:
      – Signor Micawber, io mi meraviglio perché non abbiate mai pensato ad emigrare.
      – Signora – rispose il signor Micawber – è stato il sogno della mia giovinezza e la fallace aspirazione della mia maturità.
      Io son perfettamente persuaso invece che egli non ci avesse pensato mai.
      – Sì? – disse mia zia, dandomi un’occhiata.
      – E allora non sarebbe questa per voi e la vostra famiglia, signore e signora Micawber, l’occasione per emigrare?
      – E le spese, signora, le spese? – disse il signor Micawber, melanconicamente.
      – Questa è la principale, forse la sola difficoltà, mio caro signor Copperfield – suggerì la moglie.
      – Le spese! – esclamò mia zia. – Ma voi ci state rendendo un gran servizio... ci avete reso un gran servizio, perché molto, certamente, verrà fuori dal fuoco... e quale cosa migliore potremmo fare per voi che trovarvi il denaro necessario?


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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