Precisamente. È chiaro che l’Australia è la legittima sfera d’azione di mio marito.
– Io son persuaso, cara signora – disse il signor Micawber – che l’Australia è, nelle circostanze attuali, il paese, l’unico paese che si confaccia a me e alla mia famiglia; e che qualche cosa di straordinario avverrà su quelle sponde. Non è distante... comparativamente parlando; e benché sia giusto riflettere, per ubbidire al vostro desiderio, vi assicuro che è una semplice questione di forma.
Dimenticherò come, dopo qualche minuto, egli divenisse l’uomo dalle speranze più folli che pareva avesse in pugno il ciuffo della fortuna, o come la signora Micawber si mettesse subito a discorrere delle abitudini del canguro? Dimenticherò mai la strada di Canterbury in un giorno di mercato, senza ripensare all’aria di decisione che egli mostrava accompagnandoci? Egli aveva già le maniere rudi e incuranti d’un viaggiatore arrivato di lontano, e guardava i buoi che gli passavano da presso con l’occhio d’un colono australiano.
LIII.
UN ALTRO SGUARDO AL PASSATODebbo sostare ancora una volta. Oh, moglie-bimba! Nella mobile folla che s’agita innanzi alla mia memoria, v’è una figura calma e cheta, che dice, nel suo innocente amore e nella sua infantile bellezza: «Fermati un poco e pensa a me... volgi lo sguardo sul piccolo Fiorellino, che sta per appassire e cadere al suolo».
Io mi fermo. Tutto il resto s’oscura e si dilegua. Di nuovo sono con Dora nel nostro villino. Non so più da quanto tempo ella sia inferma. Son così avvezzo alla sua infermità che non conto più i giorni.
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