– Mia cara signora – rispose la signora Micawber, con la sua aria affaccendata – debbo confessare sinceramente che io non mi sono attivamente occupata di cose in diretto rapporto con l’agricoltura o l’allevamento del bestiame, benché sia persuasa che una volta laggiù non potrò più trascurarle. Quel tempo che m’è rimasto libero dalle cure domestiche l’ho dedicato a mettermi in cortese corrispondenza con la mia famiglia. Giacché debbo confessare, mio caro signor Copperfield – disse la signora Micawber, che si rivolgeva sempre a me (per vecchia abitudine, credo) anche se aveva cominciato col rispondere ad altri – che mi par sia giunto il tempo di seppellire il passato nell’oblio: oramai la mia famiglia deve dar la mano a mio marito, e mio marito dar la mano alla mia famiglia: il leone deve riposare accanto all’agnello, e la mia famiglia mantenersi in relazione col signor Micawber.
Dissi che anch’io ero dello stesso parere.
– Questo, almeno, è il lato, mio caro signor Copperfield – continuò la signora Micawber – dal quale io veggo la cosa. Quando stavo col papà e la mamma, il papà era solito dire, allorché c’era qualche discussione in famiglia: «Da qual lato vede Emma la cosa?» So che a papà faceva velo l’affetto; pure, sulla gelida freddezza che ha sempre regnato fra mio marito e la mia famiglia, io naturalmente mi son formata un’opinione, per quanto possa essere errata.
– Certamente. È naturale, signora – disse mia zia.
– Precisamente – approvò la signora Micawber. – Ora io posso aver torto, e probabilmente ho torto; ma la mia impressione personale è che l’abisso fra la mia famiglia e mio marito possa essere attribuito al timore, da parte della mia famiglia, che mio marito avesse bisogno di un aiuto finanziario.
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