– Delle lettere? – esclamò mia zia. – Io credo che anche in sogno scriva delle lettere.
– E anche il signor Dick, – disse Traddles – ha fatto meraviglie. Non appena sciolto dall’obbligo di sorvegliare Uriah Heep, obbligo osservato con un rigore difficile a superare, cominciò a mettersi tutto a disposizione del signor Wickfield. E il suo vivo desiderio d’esserci utile nelle ricerche da noi iniziate, e la sua preziosa utilità nel fare estratti e copie, e nel porgere e portare libri e documenti, sono stati veramente confortanti.
– Dick è persona veramente ragguardevole – esclamò mia zia: – l’ho sempre detto. Trot, tu lo sai.
– Son felice di dire, signorina Wickfield – continuò Traddles, con gran delicatezza insieme e con gran serietà – che nella vostra assenza il signor Wickfield ha molto migliorato. Alleggerito dall’incubo che lo opprimeva da tanto tempo e dalla tremenda ansia nella quale aveva vissuto, ora sembra un altro. A volte, giacché ha sperimentato un sensibile miglioramento anche nel potere di concentrare la memoria e l’attenzione su qualche punto particolare degli affari ha potuto aiutarci nel chiarir certe faccende, che sarebbe stato difficile, se non addirittura disperato, chiarir senza di lui. Ma ciò che debbo fare è di venire ai risultati, che sono abbastanza brevi; non di ciarlare su tutte le circostanze che ci danno a bene sperare per l’avvenire, perché non la finirei mai.
I modi schietti e la bella semplicità di Traddles facevano trasparire evidente la sua intenzione, non perciò meno simpatica, di metterci di buon umore e di far sì che Agnese potesse udir con maggior fiducia menzionare il padre.
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