– Ora, vediamo – disse Traddles, guardando fra le carte sul tavolino. – Avendo calcolato i nostri fondi e ordinato una gran massa di conti confusi per errore e d’altri confusi a bella posta e falsificati, noi ora possiamo dichiarare che il signor Wickfield può ritirarsi dagli affari senza rimanere affatto in deficit.
– Cielo, ti ringrazio! – esclamò Agnese con fervore.
– Ma – disse Traddles – quello che gli rimarrebbe per vivere... anche se vendesse la casa... sarebbe tanto poco che non sorpasserebbe probabilmente alcune centinaia di sterline. Perciò, signorina Wickfield, è bene riflettere se non fosse meglio continuare nella gestione delle proprietà che da tanto tempo ha amministrate. I suoi amici potrebbero consigliarlo; ora egli è libero da ogni imbarazzo. Potreste consigliarlo voi stessa, signorina Wickfield... Copperfield... io...
– Ci ho pensato, Trotwood – disse Agnese, guardandomi – e sento che questo non può e non deve essere; nemmeno dietro la sollecitazione d’un amico al quale debbo esser così grata e debbo tanto.
– Non dico che io ve lo voglia consigliare – osservò Traddles. – Credevo fosse mio dovere di suggerirvelo. Non ne parliamo più.
– Son felice di sentirvi dir così – rispose Agnese con fermezza, – perché questo mi dà la speranza, quasi la certezza che pensiamo allo stesso modo. Caro signor Traddles e caro Trotwood, una volta che papà è liberato da tale fardello, che cosa potrei desiderare? Ho sempre sperato, se avessi potuto alleggerirlo dalle fatiche che lo intristivano, di rendergli un po’ dell’amore e della sollecitudine che io gli debbo, e di consacrargli tutta la mia vita.
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