Questa è stata, per anni, la mia più fervida aspirazione. Assumermi io la cura del nostro avvenire sarà la maggiore felicità, dopo quella di liberarlo da tutte le sue responsabilità, che mi possa toccare.
– E avete pensato al modo, Agnese?
– Spesso. Non ho alcun timore, caro Trotwood. Son certa di riuscire. Tutti mi conoscono qui, e mi stimano; di questo son sicura. Non abbiate paura per me. I nostri bisogni non sono molti. Se io do a pigione la cara nostra abitazione, e apro una scuola, sarò felice di rendermi utile.
Il calmo fervore della sua chiara voce mi presentò con tanta vivezza prima il ricordo dell’antica e cara sua abitazione, poi quella della mia, così vuota e solitaria, che il cuore, traboccante di commozione, non seppe trovare una parola. Traddles finse, per un poco, d’essere occupato a cercare una carta.
– E ora, signora Trotwood – disse Traddles – possiamo parlare un poco della vostra proprietà.
– Bene, signore – disse mia zia – tutto ciò che ho da dire si è che se è sparita, saprò rassegnarmi, e che se esiste, sarò lieta di ricuperarla.
– In origine, credo, fosse di ottomila sterline in rendita consolidata – disse Traddles.
– Appunto – disse mia zia.
– Non ho potuto trovarne più di cinque – disse Traddles, perplesso.
– Cinquemila sterline o cinque? – chiese mia zia, con straordinaria calma.
– Cinquemila – disse Traddles.
– È tutto quello che c’era – rispose mia zia.
– Ne avevo vendute io stessa tremila; mille per la tua iscrizione, caro Trot; e le altre duemila le ho io.
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