Allora io gli feci una visita una mattina presto, chiesi una candela, distrussi alla fiamma la lettera, e gli dissi che un giorno, se gli fosse stato possibile, m’avrebbe pagato; ma che in tanto accudisse ai propri affari, per amore di sua figlia... Se qualcuno dice una parola, me ne vado.
Rimanemmo tutti in silenzio: Agnese si coprì il viso.
– Ebbene, mio caro amico – disse mia zia, dopo un po’ – e voi gli avete realmente strappato questo denaro?
– Ebbene, il fatto sta – rispose Traddles – che il signor Micawber aveva così bene allacciato Uriah Heep, e aveva tanti altri lacci per stringerlo, se uno si rompeva, che egli non poteva scapparci. Una circostanza veramente notevole è questa: che credo in realtà che egli si fosse impossessato di questa somma non tanto per soddisfazione della sua smodata cupidigia, quanto per l’odio che aveva giurato a Copperfield. Mi disse chiaramente che avrebbe dovuto consumarla per nuocere a Copperfield.
– Ah! – disse mia zia, aggrottando pensosa le sopracciglia, e dando uno sguardo ad Agnese.
– E che n’è di lui?
– Non so – disse Traddles. – Se n’è andato con sua madre, che non faceva che piangere, supplicare e confessare ciò che si voleva. Se ne sono andati con una delle diligenze notturne di rette a Londra e non so altro; tranne che la sua malevolenza per me al momento della sua partenza s’è mostrata audace. Mi disse che non mi odiava meno del signor Micawber, cosa che io considero (e glielo dissi) un vero complimento.
– Credi ch’egli abbia del denaro, Traddles?
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