– Voi avete ragione – ella disse – e siete molto buono a parlarne.
– Posso io... o Copperfield... far qualche cosa? – chiese gentilmente Traddles.
– Nulla – disse mia zia. – Vi ringrazio tanto e poi tanto. Trot, mio caro, non fu che una vana minaccia. Richiamate il signore e la signora Micawber. E nessuno di voi mi dica una parola!
– Così dicendo si diede una lisciatina alla gonna, e stette, impettita come sempre, con gli occhi rivolti alla porta.
– Ebbene, signore e signora Micawber! – disse mia zia, quando essi entrarono. – Noi abbiamo parlato della vostra risoluzione di emigrare, e vi domandiamo scusa d’avervi lasciato fuori per tanto tempo. Vi dirò le nostre condizioni.
E spiegò, con infinita soddisfazione della famiglia, presente tutta quanta, fra grandi e piccoli, ciò che era stato convenuto. Il signor Micawber, specialmente, si sentì così ridestato alle sue abitudini di regolarità e puntualità nelle fasi iniziali di tutte le transazioni commerciali, che non poté esser dissuaso dal precipitarsi immediatamente fuori, col massimo ardore, a comprare la carta da bollo necessaria. Ma la sua gioia doveva essere a un tratto soffocata: perché, dopo cinque minuti, egli ritornò scortato da un usciere dello sceriffo, annunciandoci, tra un fiotto di lagrime, che tutto era perduto. Noi, già preparati a questo evento, che era naturalmente una vendetta di Uriah Heep, pagammo subito la somma dovuta; e dopo altri cinque minuti il signor Micawber era a tavolino occupato a riempire i candidi fogli di carta bollata con un’espressione di perfetta gioia, che solo quell’occupazione, interamente di suo gusto, e la fabbricazione del ponce potevano dargli in tutta la sua pienezza.
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