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      All’alba, il vento era ancor più violento. Mi ero trovato a Yarmouth quando i marinai dicevano che il vento sparava cannonate, ma non avevo mai assistito a nulla di simile. Arrivammo, dopo aver lottato quasi per ogni pollice di terreno dalla distanza di dieci miglia da Londra, molto tardi a Ipswich; gli abitanti, precipitatisi fuori atterriti nel cuor della notte al fracasso dei camini che crollavano, s’erano raccolti nella piazza del mercato. Alcuni, riuniti nel cortile dell’albergo dove si scambiavano i cavalli, ci narrarono che le grandi lastre di zinco dell’alta torre della chiesa erano state strappate dal vento e gettate in un vicolo lì presso, che n’era rimasto sbarrato. Altri raccontavano di contadini arrivati dai villaggi vicini, che avevano visto dei grandi alberi sradicati e giacenti coi rami sparsi sulle strade e nei campi. E intanto, lungi dal calmarsi, la tempesta diventava più furiosa.
      Mentre andavamo penosamente verso la spiaggia, donde il vento soffiava, la sua violenza diventava sempre più formidabile. Prima di vedere il mare, i suoi spruzzi ci schizzarono sulle labbra e c’inondarono di rigagnoli salati. Le onde erano salite, coprendo miglia e miglia della pianura di Yarmouth; ogni pozzanghera, ogni specchio d’acqua flagellava le proprie sponde, scagliandoci contro la violenza dei suoi piccoli cavalloni. In vista del mare, le onde che si scorgevano di tanto in tanto sull’abisso in furia, sembravano immagini d’un’altra sponda con torri ed edifici. Giunti finalmente in città, vedemmo la gente affacciarsi timorosa alle porte, coi capelli al vento, stupita che la diligenza avesse viaggiato con una notte simile.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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