Egli mi disse che due bastimenti di carbone erano colati a picco, con tutto l’equipaggio, a poche miglia di li; e che erano stati visti altri bastimenti lottare disperatamente con le onde per non andare ad urtare contro la spiaggia, «Che Dio abbia pietà di loro, e di tutti gli altri marinari! – egli disse. – Che sarà, se abbiamo un’altra notte simile?». –
Io ero molto abbattuto e oppresso dalla solitudine; e sentivo un’inquietudine per l’assenza di Cam, sproporzionata alle circostanze. L’effetto degli ultimi avvenimenti durava ancora forte in me, e il vento formidabile, al quale ero stato lungamente esposto, m’aveva in un certo modo sconvolto le idee. V’era come un salto nei miei pensieri e nelle mie rimembranze, come se avessi perduto l’esatta nozione del tempo e dello spazio. Così, se mi fossi messo ad andare in giro, non mi sarei meravigliato d’incontrare qualcuno per le vie di Yarmouth che sapevo doveva essere a Londra. Sotto questo aspetto, v’era, per dir così, una strana lacuna nel mio spirito, che pure era attivamente occupato da tutte le memorie, particolarmente vive e distinte che quel luogo mi ridestava.
In questa condizione, la triste nuova, datami dal cameriere, dei bastimenti colati a picco e di quelli in pericolo, si associò senza alcuno sforzo della volontà, alla mia inquietudine per Cam. Sentii vivo il timore che egli potesse tornar da Lowestoft per mare e perirvi. E poi questo timore si aggravò così, che risolsi di fare una seconda visita al cantiere prima d’andare a desinare, per chiedere al costruttore se egli credeva probabile che Cam potesse tornare per mare.
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