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      Sì, proprio. Chi può saperlo meglio di me? Tu eri esigente, orgogliosa, puntigliosa, egoistica. Il mio amore sarebbe stato devoto... si sarebbe messo sotto i piedi i vostri miserabili rancori.
      Con gli occhi lampeggianti, batteva col piede il pavimento come se veramente facesse l’atto di calpestar quei rancori.
      – Guarda qui! – ella disse, battendosi di nuovo la cicatrice con mano spietata. – Quando egli fu in grado di comprendere ciò che aveva fatto, la vide, e se ne pentì. Io potevo cantare per divertirlo, e conversar con lui, e mostrargli con quale ardore m’interessavo a tutto ciò che faceva, e arrivai perfino a istruirmi per fargli piacere, e mi feci voler bene. Quando egli era più giovane e fedele, m’amò. Sì, m’amò! Molte volte, quando tu eri messa da parte con una parola di spregio, egli si strinse al mio cuore.
      Ella parlava con alterigia di scherno che era quasi frenesia, ma anche col vivo ricordo di un amore le cui ceneri addormentate lasciavano sprizzare qualche favilla d’un più dolce sentimento.
      – Io diventai... come avrei dovuto immaginare che sarei diventata, quando m’affascinò con la sua devozione infantile... diventai un balocco, una bambola per l’occupazione d’un’ora di ozio, per esser buttata, ripresa e buttata di nuovo, secondo il ghiribizzo che lo prendeva. Quand’egli si stancò, io mi stancai. Passatogli il capriccio, non volli neanche tentare di rafforzare quel po’ di potere che avevo su di lui, come non avrei pensato a sposarlo, se fosse stato costretto ad ammogliarsi con me.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261