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      Per quanto riguardava lui, non l’avevo mai visto più entusiasta di quella sera, nell’atto di bere a certa ciotola di stagno, che poi alla fine si cacciò accuratamente in tasca.
      – Noi abbandoniamo – disse il signor Micawber, con una intensa soddisfazione nella rinuncia – il lusso dell’antica patria. I cittadini della foresta non possono, generalmente, sperar di partecipare alle raffinatezze della terra della Libertà.
      A questo punto entrò un ragazzo per dire che da basso si chiedeva del signor Micawber.
      – Ho il presentimento – disse la signora Micawber, deponendo la tazza di stagno – che sia una persona della mia famiglia.
      – Se è così, mia cara – osservò il signor Micawber con la calorosa vivacità che sempre mostrava su quel soggetto – siccome la persona della tua famiglia, chiunque sia, maschio o femmina, ci ha fatto aspettare parecchio tempo, è giusto che essa ora aspetti che io la riceva quando farà comodo a me.
      – Micawber – disse sua moglie sottovoce – in un momento come questo...
      – Non è generoso – disse il signor Micawber, levandosi – vendicarsi delle offese. Emma, comprendo il mio torto.
      – Chi ci ha rimesso, Micawber – osservò la moglie – non sei stato tu, ma la mia famiglia. Se la mia famiglia ha finalmente compreso i vantaggi di cui s’è privata con la sua condotta in passato, e ora desidera tender la mano dell’amicizia, non la respingere.
      – Mia cara – egli rispose – sia come tu dici.
      – Se, non lo fai per loro, fallo per me – disse la moglie.
      – Emma – egli rispose – a questa tua ragione non si può, in questo momento, resistere.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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