Non posso, neanche ora, prometterti veramente di saltare al collo della tua famiglia; ma la persona della tua famiglia, che aspetta giù in questo momento, non si vedrà raffreddata da un’accoglienza glaciale.
Il signor Micawber scomparve e rimase per qualche tempo assente. Intanto la signora Micawber non era assolutamente libera dal timore che potesse nascere qualche disputa fra il marito e la Persona. Finalmente riapparve il ragazzo prima e mi presentò un biglietto scritto a matita con una intestazione forense: «Heep contro Micawber». Da quel documento appresi che il signor Micawber, arrestato di nuovo, era piombato nel parossismo della disperazione. Egli mi pregava di mandargli il coltello e il bicchierone di stagno, per il latore, giacché gli potevano essere utili in prigione, per quei pochi giorni di vita che gli rimanevano. Mi domandava anche, come ultima prova di amicizia, di accompagnare la sua famiglia all’ospizio della parrocchia, e di dimenticare che un Essere simile fosse mai esistito.
Naturalmente risposi al biglietto andando da basso a pagare il debito. Trovai il signor Micawber in un angolo, nell’atto di contemplare tristemente l’agente dello sceriffo che lo aveva arrestato. Non appena si sentì libero, egli mi abbracciò col massimo fervore; e s’affrettò ad annotare il debito nel suo taccuino – che poi riaprì per segnarvi scrupolosamente un altro soldo, che per disavvertenza m’era sfuggito nella somma totale.
Il taccuino gli rammentò a tempo un’altra transazione. Al nostro ritorno su (egli giustificò la sua assenza col dire che doveva attribuirsi a circostanze indipendenti dalla sua volontà) ne staccò un foglio, e lo coprì letteralmente di operazioni, attentamente eseguite.
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