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      Uno straordinario esempio del vuoto lasciato dai partenti m’era dato dal miserabile alberghetto dove non li avevo visti che una sola volta: sembrava, ora che se n’erano andati, veramente triste e deserto.
      Nel pomeriggio del giorno dopo, io e la mia vecchia domestica ci recammo a Gravesend. Trovammo nel fiume il bastimento, circondato da una folla di barche. Soffiava un vento favorevole; il segnale della partenza fluttuava in vetta all’albero. Noleggiai subito una barca, e ci dirigemmo a bordo a traverso il piccolo vortice di confusione di cui il bastimento formava il centro.
      Il pescatore Peggotty ci aspettava sul ponte. Mi disse che il signor Micawber era stato arrestato di nuovo (e per l’ultima volta) a richiesta di Heep, e che, in conformità delle mie raccomandazioni, aveva pagato lui l’ammontare del debito. Gli restituii subito la somma anticipata. Ci condusse poi nel traponte, e colà, il mio timore che gli fosse giunta qualche voce di ciò che era accaduto fu dissipato dal signor Micawber, il quale uscì dall’ombra, gli prese il braccio con aria d’amichevole protezione, e mi disse che dall’antivigilia s’era separato da lui appena per qualche istante.
      Per me quello era uno spettacolo così strano, e lo spazio così stretto e buio, che in principio appena distinguevo qualcosa; ma gradatamente, come gli occhi s’avvezzarono alla tenebra, tutto si rischiarò, e mi parve di stare in un quadro di Van Ostade. Fra le travi, i carichi, le catene del bastimento, le cucce degli emigranti, e le casse, i fagotti, e le botti, e i mucchi dei bagagli di ogni genere – illuminati qua e là da lanterne sospese, e più lungi dal raggio giallo d’uno sfiatatoio o d’un finestrino – s’affollavano gruppi di persone, che stringevano nuove amicizie, si abbracciavano per dirsi addio, parlavano, ridevano, piangevano, mangiavano e bevevano; alcune già stabilite nel possesso del loro cantuccio di spazio, circondate dai loro arredi e dai bambini già accomodati su minuscole scranne o sedioline; altre alla ricerca disperata d’un angolo ove riposarsi e sconsolatamente erranti.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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