.. e fu allora che la scorsi.
Fu allora che la scorsi, a fianco dello zio, tutta tremante contro la sua spalla. Egli ci segnava a dito: e anche lei ci scorse, e mi fece un cenno di saluto. Sì, Emilia, bel fiore abbattuto, aggrappati a lui con tutta la fede del tuo cuore desolato; perch’egli s’è aggrappato a te con tutta la forza del suo grande amore.
Circonfusi di luce rosea, e ritti sul ponte insieme, lei appoggiata a lui come a un forte sostegno, solennemente si dileguarono. La notte era discesa sulle colline di Kent, quando approdammo... e aveva avvolto anche me delle sue tenebre.
LVIII.
ASSENZAFu una lunga e triste notte che si raccolse su me, popolata dagli spettri di molte speranze, di molte care memorie, di molti errori, di molte sterili melanconie e rimpianti.
Andai via d’Inghilterra; non sapendo, neanche allora, come fosse rude il colpo che dovevo sopportare. Lasciai quanti mi erano cari, e partii; e credetti d’averlo evitato e che tutto fosse finito. Come chi su un campo di battaglia riceve una ferita mortale e s’accorge a pena d’esser toccato, così io, trovatomi solo col mio cuore indisciplinato, non avevo idea della piaga che doveva farlo dolorare. Non me n’accorsi subito, ma a poco a poco, fibra per fibra. Il sentimento di desolazione che mi accompagnava alla partenza, s’andò approfondendo ed allargando ora per ora. Sulle prime fu un grave senso di solitudine e di smarrimento nel quale non riuscivo a distinguere gran che. Per gradi impercettibili, divenne una disperata consapevolezza di tutto ciò che avevo perduto.
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