Ho spesso notato, e forse l’hanno notato anche gli altri, che la nostra partenza da un luogo che ci è familiare, sembra il segnale d’una trasformazione. Guardando fuori dello sportello della vettura, vidi che una vecchia casa di Fish Street Hill, che da un secolo non aveva visto più l’ombra di un pittore, di un fabbro, di un muratore, era stata, durante la mia assenza, abbattuta; e che una strada vicina, celebre per la sua onorata insalubrità e il suo sudiciume d’ogni genere, era stata allargata e risanata. M’aspettavo quasi che la Cattedrale di San Paolo mi dovesse sembrare più vecchia del consueto;
A qualche mutamento nelle condizioni dei miei familiari ed amici ero preparato. Mia zia da parecchio tempo s’era stabilita di nuovo a Dover, e Traddles aveva cominciato a farsi un po’ di clientela poco tempo dopo la mia partenza, per aver il piacere di fare a tutti una sorpresa. E pure, non vedendo nessuno che mi desse il benvenuto, fui così cattivo da sentire un freddo disinganno, mentre scarrozzavo tacito e solo per le vie nebbiose.
Le botteghe, però, con lo sfolgorìo dei loro lumi, fecero per me qualche cosa, e quando scesi all’ingresso del caffè di Gray’s Inn, il buon umore m’era tornato. Nel primo momento mi ricordai quel periodo della mia vita, così diverso, in cui ero disceso al Golden Cross, e mi ricordai dei cambiamenti che erano avvenuti. Era naturale.
– Sapete dove abita Traddles nell’Inn? – chiesi al cameriere, mentre mi scaldavo innanzi al fuoco.
– Holborn Court, signore.
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