E il mondo non vide mai, credo (come io non potei fare a meno dal dichiarare subito), una sposa più gioconda, più amabile, più onesta, più felice e di più sereno aspetto. La baciai come una antica conoscenza poteva baciarla, e augurai loro il maggior bene con la più cordiale sincerità.
– Buon Dio – disse Traddles – che deliziosa riunione che è questa! Ti sei fatto così abbronzato, mio caro Copperfield! Dio sia lodato, mi sento tanto felice!
– E anch’io – dissi.
– E anch’io, certo – disse Sofia, sorridendo e arrossendo.
– Tutti non possiamo essere più felici! – disse Traddles. – Anche le ragazze sono felici. A proposito, le ho dimenticate!
– Dimenticate? – dissi.
– Le ragazze – disse Traddles – le sorelle di Sofia. Stanno con noi. – Sono venute a fare una visitina a Londra. Devi sapere che quando... Sei stato tu a cader per le scale, Copperfield?
– Sì – dissi, ridendo.
– Bene, quando sei caduto per le scale – disse Traddles – stavo giocando con le ragazze. Il fatto sta che giocavamo a rimpiattino. Ma siccome non è decoroso a Westminster Hall, e bisogna rispettare la dignità della professione innanzi ai clienti, se la sono svignata. Ma ora, certo... stanno origliando – disse Traddles, dando un’occhiata alla porta d’un’altra stanza.
– Mi dispiace – dissi, di nuovo ridendo – d’averle fatte scappare.
– Parola d’onore – soggiunse Traddles, molto divertito – se tu le avessi viste correre, e poi, dopo che hai picchiato, tornare a raccogliersi i pettini caduti dai capelli, e precipitarsi e sparire come matte, non diresti così. Amor mio, vuoi andare a chiamare le ragazze?
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