Sofia uscì salterellando, e la sentimmo accolta nella stanza attigua da uno scoppio di risate.
– Sembra di sentire una musica, non è vero, mio caro Copperfield? – disse Traddles. – Fa piacere a sentirla, e dà allegria all’appartamento. Per un giovane che una volta era sempre solo, è una vera delizia, un incanto. Poverine, hanno una gran perdita con Sofia – che, ti assicuro, Copperfield, è e fu sempre una cara ragazza – e mi dà un piacere infinito vederle così di buon umore. La compagnia delle ragazze è qualche cosa di delizioso.
Osservando che egli balbettava un poco, e comprendendo che nella sua bontà temeva di rinnovar con ciò che diceva le mie ferite, gli feci coro con una cordialità che evidentemente lo trasse d’impaccio e gli piacque grandemente.
– E poi – disse Traddles – tutto il nostro impianto domestico, a dir la verità, non è niente affatto professionale, mio caro Copperfield. Anche la presenza di Sofia qui non è conforme al decoro della professione; ma non abbiamo altra dimora. Ci siamo imbarcati su una zattera, ma siamo risoluti a fare del nostro meglio. E Sofia è una massaia straordinaria. Ti stupiresti a vedere come abbia saputo allogare le ragazze. Certo non so neanche io com’abbia fatto.
– Ce ne sono molte con voi? – chiesi.
– La maggiore, la Bellezza, è qui – disse Traddles, confidenzialmente, sottovoce – Carolina. E Sara è qui... quella che come ti dissi aveva qualche cosa alla spina dorsale sai. Immensamente migliorata. E le due piccole che erano educate da Sofia sono con noi.
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