Se mai Traddles fu chiamato «diletto» nel corso di quella sera, e richiesto di portar questo qua e quello là, o metter questo su o quello giù, o trovar quello o andar a pigliar quell’altro, avvenne, da parte dell’una o l’altra delle sorelle, almeno dodici volte in un’ora. Né l’una né l’altra, poi, poteva far nulla senza Sofia! Ad una cadeva la treccia, e Sofia doveva riassestargliela. Un’ altra dimenticava come cominciava una certa arietta, e soltanto Sofia poteva intonarla a modo. Un’altra voleva ricordare il nome d’un luogo del Devonshire, e soltanto Sofia lo sapeva. Un’altra aveva bisogno di scrivere a casa, e solo Sofia poteva esserne incaricata per la mattina appresso prima di colazione. Un’altra perdeva la maglia in un suo lavoro, e soltanto Sofia poteva rimetter la maglia all’inabile. Esse erano perfette padrone del luogo, e Sofia e Traddles le servivano. Non so immaginare a quanti bambini Sofia avesse accudito in passato, ma sembrava ch’ella sapesse a memoria le cantilene d’ogni sorta che si dicono ai bambini in Inghilterra, e ne ripeteva delle dozzine alla prima richiesta con la più chiara vocetta del mondo, l’una dopo l’altra (ciascuna sorella dava delle indicazioni per un’aria diversa, e la Bellezza quasi sempre si faceva sentire l’ultima), così che io fui assolutamente affascinato. E il più bello si era che, in mezzo a tutte le loro esigenze, tutte le sorelle avevano un gran rispetto e una gran tenerezza per Sofia e Traddles. Quando mi congedai, e Traddles si levò per uscire con me e accompagnarmi fino al caffè, pensai di non aver mai visto una chioma così ispida, o un’altra chioma qualunque roteare come la sua in una simile grandinata di baci.
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