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      Il signor Chillip aveva lasciato Blunderstone sei o sette anni prima, e d’allora non lo avevo più visto. Leggeva placidamente il giornale, la testa inclinata da un lato e un bicchiere di vino caldo accanto al gomito. Aveva nei suoi modi un’aria così conciliante che pareva si stesse scusando col giornale per essersi presa la libertà di leggerlo.
      Mi levai, e gli andai da presso, dicendogli:
      – Come state, signor Chillip?
      Egli apparve assai turbato da quella domanda da parte d’uno sconosciuto, e rispose lentamente, secondo il suo costume:
      – Grazie, signore, siete molto gentile. Grazie, signore. Anche voi, spero, state bene.
      – Non mi riconoscete? – dissi.
      – Bene, signore – rispose il dottor Chillip, sorridendo con dolcezza, e scotendo il capo come per esaminarmi – ho una mezza impressione che qualche cosa nella vostra fisonomia non mi sia nuova; ma veramente non mi riesce di metter la mano sul vostro nome.
      – E pure lo sapevate molto tempo prima che potessi saperlo io – risposi.
      – Veramente, signore? – disse il signor Chillip. – È possibile che io abbia avuto l’onore, signore, di prestare la mia opera nel momento...
      – Sì – dissi.
      – Ahimè! – esclamò il signor Chillip. – Ma senza dubbio siete molto mutato da allora.
      – Probabilmente – dissi.
      – Bene, signore – osservò il signor Chillip – spero che mi scuserete, se son costretto a chiedervi il favore di dirmi il vostro nome.
      Sentendo il mio nome, egli fu veramente commosso. Mi strinse la mano – ciò che era una specie di violenza da parte sua, perché in generale era suo costume di sporgere timidamente la mano a un pollice o due dall’anca, e di mostrare il maggiore sconvolgimento se qualcuno vi si aggrappava.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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