– Veramente – dissi.
– Troverai lei – continuò mia zia – buona, bella, seria e disinteressata come sempre. Se potessi farle una lode maggiore, Trot, gliela farei.
Non v’era per lei una lode maggiore, e nessun maggior rimprovero per me. Oh, com’ero andato a precipitare lontano!
– Se ella educa le bambine che ha d’attorno perché siano come lei – disse mia zia con una commozione che le riempiva gli occhi di lagrime – Dio sa che la sua vita sarà bene spesa! Utile e felice, com’ella disse quel giorno. Come può essere altrimenti che utile e felice?
– Ha Agnese qualche... – dissi con un filo di voce, che era più pensiero che parola.
– Bene? eh? che cosa? – disse mia zia vivamente.
– Qualche pretendente? – dissi.
Una ventina – disse mia zia, con una specie d’indignazione orgogliosa. – Si sarebbe potuta maritare venti volte, mio caro, da che te ne sei andato.
– Certo – dissi – certo. Ma ha qualche pretendente che sia degno di lei? Agnese non può sposare il primo venuto.
Mia zia rimase a meditare per un po’ col mento sulle mani. Levando lentamente gli occhi nei miei, disse:
– Io sospetto che abbia una passione segreta, Trot.
– Ed è ricambiata? – dissi.
– Trot – rispose mia zia gravemente – io non posso dirtelo. Io non ho il diritto di dirti neanche quello che ti ho detto. Non si è mai confidata con me, ma lo sospetto.
Mi guardava con tanta ansia e con tanta intensità (la vedevo perfino tremare) che mi persuasi più che mai ch’ella aveva seguito il filo dei miei pensieri. Feci un appello a tutte le mie risoluzioni, di tante notti e di tanti giorni, a tutte le lotte sostenute fra me e me.
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Trot Dio Agnese Trot
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