E perché noi, neofiti, potessimo godere d’una grande abbondanza di luce tenuta accesa in una volta sola, fu ordinato di lasciare uscire il numero Ventotto.
Ero rimasto già tanto sorpreso, che provai solo una specie di meraviglia rassegnata, quando vidi venire innanzi Littimer, con un buon libro in mano.
– Ventotto – disse un signore con gli occhiali, che non aveva ancora aperto bocca – la scorsa settimana vi siete lamentato del cacao. È stato poi migliore?
– Grazie, signore – disse Littimer – è stato molto migliore. Ma se mi posso prender la libertà di dirlo, signore, non credo che il latte col quale vien bollito sia puro... ma so che il latte a Londra va sempre soggetto a manipolazioni, e che è molto difficile averlo genuino.
Mi parve che il signore con gli occhiali favorisse il suo numero Ventotto contro il Ventisette del signor Creakle, perché ciascuno di loro si prese in mano una mano.
– Qual è la vostra condizione di spirito, Ventotto? – disse il signore dagli occhiali.
– Grazie, signore – rispose Littimer – ora comprendo le mie follie. Mi turba molto pensare ai peccati dei miei primi compagni; ma confido che questi possano essere perdonati.
– E voi, vi sentite contento? – disse il signore, con un cenno d’incoraggiamento.
– Ve ne sono riconoscente, signore – rispose Littimer. – Perfettamente contento.
– Se avete da dir qualche cosa – disse il signore dagli occhiali – ditelo, Ventotto.
– Signore – disse Littimer, senza levar gli occhi – se la vista non m’ha ingannato, v’è un signore fra voi che mi ha conosciuto nel corso della mia vita passata.
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