Pagina (1231/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      .. Solo ci pensavo come avevo pensato, dopo aver sposato Dora, a ciò che avrei voluto che mia moglie fosse.
      Tutto ciò che comprendevo e sentivo era il mio dovere verso Agnese, che m’amava d’un amore che non potevo turbare senza rischiar di perderlo e rendermi colpevole di un miserabile egoismo. Ero pienamente convinto, che essendo stato io a formarmi con le mie stesse mani il destino al quale soggiacevo, ottenendone ciò che gli avevo domandato, non avessi il diritto di mormorare e non avessi più che da sopportarlo. Ma io le volevo bene, e trovavo qualche consolazione nella speranza che sarebbe forse spuntato un giorno in cui avrei potuto confessarglielo senza rimorso: «Agnese, fu così quando tornai dall’estero, e ora son vecchio, e da quel momento non ho amato più nessun’altra».
      Ella non mi dava a divedere in lei nessun cambiamento mai. Come s’era mostrata sempre con me, si conservava ancora: interamente immutata.
      Fra me e mia zia v’era stato, a questo riguardo, dalla sera del mio ritorno, qualche cosa che non posso dire una riserva o un proposito di evitare l’argomento; ma il tacito accordo che esso ci stava a entrambi a cuore, senza che esprimessimo i nostri pensieri a parole. Quando, secondo il nostro costume, sedevamo innanzi al fuoco la sera, spesso ci trovavamo a seguir questo medesimo corso di meditazioni, e con tanta naturalezza e consapevolezza reciproca del nostro intimo pensiero, da far credere che ci fossimo dati espressamente l’intesa. Ma noi conservavamo un silenzio ininterrotto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Dora Agnese