Mia zia, sia detto di passaggio, permetteva al mio cavallo l’accesso sul suolo sacro, ma s’era conservata inflessibile verso gli asini.
– Fra poco sarà più desto – io dissi.
– Ad ogni modo la cavalcata farà bene al padrone – osservò mia zia con un’occhiata ai fogli sul mio tavolino. – Ah, figlio mio, tu passi molte ore qui! Io non pensavo mai, quando leggevo i libri, che ci volesse tanta fatica per scriverli.
– A volte è già una bella fatica leggerli – io risposi. – Ma lo scriverli ha i suoi fascini, zia.
– Ah, capisco! – disse mia zia. – L’ambizione, l’amore della lode, la simpatia, e tante altre cose, credo. Bene, va’!
– Sapete qualche altra cosa – dissi, standole compostamente di fronte (essa m’aveva battuto affettuosamente sulla spalla, sedendosi nella mia poltrona) – di quella passione segreta di Agnese?
Ella mi guardò un po’ in viso, e poi rispose:
– Credo di sì, Trot!
– La vostra impressione è solida? – chiesi.
– Credo di sì, Trot.
Mi guardava fissamente in viso: con una specie di dubbio, o pietà, o sospensione nel suo affetto, tanto che feci il massimo sforzo per mostrarmi indiscutibilmente allegro.
– E ciò che è più, Trot... – disse mia zia. – Bene...
– Credo che Agnese stia per maritarsi.
– Dio la benedica – dissi, allegramente.
– Dio benedica lei – disse mia zia – e benedica anche il marito.
Facendo eco all’augurio, mi separai da mia zia, andai giù, montai a cavallo, e spronai la bestia. V’era maggior ragione di prima per fare ciò che avevo risoluto di fare.
Come ricordo bene la cavalcata di quel giorno!
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Agnese Trot Trot Trot Agnese
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