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      Se avessi pensato un po’ più a te e meno a me, quando crescevamo insieme in questa casa, credo che la mia fantasia vagabonda non si sarebbe mai allontanata da te. Ma tu eri così al di sopra di me, così necessaria alle mie speranze giovanili e ai miei giovanili disinganni, che confidarmi con te, appoggiarmi su te in ogni cosa, divenne per me una seconda natura, che sostituì intanto la prima e la maggiore: di amarti come ti amo!
      Ella piangeva ancora, ma non tristemente... gioiosamente! E stretta nelle mie braccia, come non era mai avvenuto, come non avevo mai creduto possibile!
      – Quando amavo Dora... appassionatamente, Agnese, come tu sai...
      – Sì! – ella esclamò, vivamente. – Son lieta di saperlo.
      – Quando l’amavo... anche allora il mio amore sarebbe stato incompleto senza la tua simpatia. Aveva la tua simpatia, ed era perfetto. E quando persi Dora, Agnese, che cosa sarei stato senza di te?
      Più stretta nelle mie braccia, più da presso al mio cuore, ella aveva la mano tremante sulle mie spalle, e cercava con gli occhi fulgidi fra le lagrime, i miei.
      – Andai via, Agnese, e t’amavo. Assente, t’ho amata. Son tornato, e ti amo.
      E allora, tentai di narrarle la lotta da me sostenuta, e la conclusione alla quale ero arrivato. Tentai di spiegarle limpidamente l’anima mia, fedelmente e interamente. Tentai di farle comprendere come avessi sperato di giungere all’esatta conoscenza di me stesso e di lei; come mi fossi rassegnato al risultato di quell’esatta conoscenza; e come fossi andato da lei, anche quella mattina, determinato a mantenermi fedele alla mia risoluzione.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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