– Siete solo? – chiese Agnese.
– Sì, signora – egli disse, baciandole la mano – sono solo.
Lo facemmo sedere fra noi, non sapendo come esprimergli il nostro piacere; e cominciando ad ascoltare quella voce che m’era così familiare, quasi mi sembrava che egli fosse ancora in viaggio in cerca della sua diletta nipote.
– V’è un bel tratto d’acqua da attraversare disse il pescatore – Peggotty – per dover poi rimanere soltanto poche settimane. Ma l’acqua, specialmente quando è salata, mi è familiare; e gli amici sono così cari, che si passano i mari. Ho fatto un verso – disse il pescatore Peggotty, sorpreso di quella scoperta – ma senza accorgermene.
– E pensate di rifare così presto un viaggio così lungo? – chiese Agnese.
– Sì, signora – egli rispose. – L’ho promesso ad Emilia prima di partire. Vedete, non ridivento più giovane mentre passano gli anni, e se non fosse stato ora, forse non l’avrei fatto più. Avevo desiderato di venire a trovare il signorino Davy e voi nella vostra casa felice, prima di diventar troppo vecchio.
Egli ci contemplava come se non potesse saziare abbastanza gli occhi. Agnese, ridendo, gli allontanò dalla fronte alcune ciocche della grigia capigliatura, perché egli potesse guardarci a suo agio.
– E ora narrateci – dissi – tutto ciò che riguarda la vostra vita laggiù.
– La nostra vita, signorino Davy – egli soggiunse – si narra in due parole. – Non abbiamo fatto fortuna, ma con l’aiuto di Dio ce la caviamo bene. Tutti ce la siamo magnificamente cavata. Abbiamo dovuto lavorar molto, questa è la verità, e in principio s’è tribolato un po’, ma siamo andati coraggiosamente innanzi.
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