E questo mi pare, che intorno alla diffinitione del colore, e di quante spetie di colori in generale si trovino, possa bastare.
MAR. A me è certo bastevole.
COR. Verrò adunque a i colori, ponendo prima il nome latino, e poi il volgare, o sia Thoscano, o nò, per maggior tuo intendimento: dico se il volgare mi soverrà; che di tutti non mi da il cuore. Ciò potrai poscia far tu con picciola & leggiera fatica.
MAR. Ciò molto a me non importa: pure, ch'io intenda la qualità de i colori.
COR. Comincierò prima da quello, che dai Latini è detto Ceruleo. Del quale pare, che la Natura principalmente goda; poscia, che ella tale spetie di colore, come più lieto di ciascun'altro, ha voluto dare al cielo. Il colore adunque; Ceruleo, quasi Celuleo, cioè celeste, come la voce dimostra, è propriamente il color del cielo, quando (come dice il Petrarca) nulla nube il vela. A che havendo risguardo Ennio, havendo detto i Tempij del cielo, diede loro lo aggiunto di Cerulei. E così è detto parimenti Ceruleo Mare: percioche ei rapresenta lo splendore e la nitidezza del cielo. La onde alcuni antichi adornando le coperte della Iliade di Homero, per cagion delle battaglie e delle morti, delle quali in quell'opera ragiona questo Poeta, di color Sanguigno: cosi allo'ncontro quelle della Odissea, in cui lo stesso discrive le navigationi di Ulisse, dipingevano di Ceruleo. Ma, percioche si trova una certa sorte di ceruleo quasi nero, come quello ch'è detto Indico; e di questo solevano vestirsi le greche Donne, quando accompagnavano i funerali di coloro, le cui anime stimavano, che fossero ite nel cielo, de qui Ceruleo alle volte è preso per tristo e maninconico.
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