E leggendo tu Servio sopra queste parole.
Atraq; Tygris:
vedrai, ch'esso piglia atra per crudele. Timeo biasima le Donne Daune, come infami e di poco ingegno, perche esse vestivano del continovo nera gonna. Cosi nel tempo di Claudio Cesare molti re misero giu le barbe, & a loro stessi & alle moglie radettero i capegli.
MAR. So, che questo a Claudio Cesare fu di cattivo augurio.
COR. Scrive Herodoto, che gli Argivi si tosarono i capegli con animo di non portar prima capegli, che ricoverassero il lor paese.
MAR. Et io leggo, che i Lacedemoni il contrario fecero: che essendo per adietro andati sempre senza capegli, fecero una legge di dover portare sempre nell'avenire le chiome lunghe.
COR. Cosi è. Ovidio scrive a Livia.
Vedemmo per la morte del fratelloAttonito Neron rigar le guancie
Di pianto, via levatesi le chiome,
Pone il medesimo, che la terra nella querela di Fetonte sisquarcia i capegli: e parimente i Tedeschi dopo la pace fatta da loro con Romani, raccolsero i capegli, che di prima tenevano sparsi per gli affanni delle guerre. Cosi gli Spartani per certa perdita per dolore e disperatione si tosarono. I Lacedemoni in contrario si lasciarono venir lunghe le chiome; come allegri di cotal vittoria. Bacco & i fanciulli amano i capegli: che è segno di lieto cuore. Scrive Ovidio; che Anna gettò i suoi capegli, toltiglisi dalla cima del capo sopra le ceneri di Didone. Le sorelle di Narcisso fecero il medesimo.
MAR. Non è lontano da questo effetto il sacrato crine, che Iris nuntia di Giunone toglieva a chi moriva con violenza.
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