DILEXISTI MALITIAM SUPER BENIGNITATEM. Che fu non meno bella impresa di quell'altra, che pose nella prima sua editione subito nella prima carta; che fu un'alveo d'Api, le quali dall'ingrato villano erano fatte fuggire col fuoco, quelle procacciando d'uccidere, quantunque ella havessero prodotto il mele, ponendovi il motto: PRO BONO MALUM.
MAR. Chi mandasse un Serpente?
COR. Questo nelle sacre lettere è affigurato per la prudenza. Onde dinoterebbe che colui, a cui egli lo mandasse, fosse prudente.
MAR. E per qual cagione?
COR. Credo io per questa, che tutto il tempo del verno ei stà celato, e si rinnova gettando via le vecchie spoglie, alludendo quasi alla immortalità dell'anima. Di che Virgilio fece mentione nella sua Eneida, valendosene in una comparatione. La quale fu poi felicemente imitata dall'Ariosto. Solevano anco gli Egitij dinotar l'anno per un Serpe, che volgendosi in giro, con la bocca prendeva la coda: il che dimostra la proprietà dell'anno, che girando ritorna: e cosi per sempre. Onde disse il Sannazaro,
E'l Sol fuggendo ancor da mane a seraNe mena i giorni, e'l viver nostro inseme,
Et ei ritorna pur, come prim'era.
Imitando quei versi di Catullo
Soles fugere & redire possunt:
Nobis cum semel occidit brevis lux,
Nox est perpetua una dormienda.
MAR. Chi mandasse un Centauro?
COR. Fingesi, che Isione s'innamorò di Giunone, e credendosi esser con lei, abbracciò una nuba, e del suo seme ne nacquero i Centauri. Questi adunque sono posti per il vitio; havendo effigie humana, e nel resto essendo animali brutti.
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