MAR. Chi mandasse un Satiro?
COR. Significherebbe il medesimo, e spetialmente la lascivia. Onde pongono i Poeti, che le Ninfe, si come quelle, che havevano la lor castità dedicata a Diana, per lo piu li fuggivano. Il che diede occasione al Bembo di fare un bellissimo Epigramma. Il quale ti dirò volgarmente nella guisa, che egli lo havesse tessuto in prosa. Pone adunque, che un Satiro parli, e cosi dica. Dite Ninfe perche fuggite da noi, mostrando di non haver grato, che vi amiamo. Che parte ha il Satiro, che voi lo dobbiate cosi disprezzare? Se io ho le corna, anco Febo ha le sue corna: e con tutto ciò la fanciulla Cretese lo chiama nel suo grembo. Mi biasimate, che io habbia i piedi caprigni, qual cosa è piu brutta d'un zoppo? Ho il petto folto di non mai tagliati peli. Per questa cagione Ilia non si rammaricò giamai a Marte. Ho la fronte rubiconda: non è la fronte di Febo di fuoco? Finalmente se alcuna parte è in me, che bella non sia: questa ha esempio, che voi potete prendere, dal cielo. Ma voi tuttavia seguitando i fatti de' mortali, cercate di haver gran doni etiandio da i gran Dij. Questo è il senso dello Epigramma, se non che nel recitarlo per difetto di memoria ho mutato l'ordine.
MAR. Il Satiro adunque dinoterà lascivia?
COR. Cosi è. La qual cosa ha espresso mirabilmente Titiano in un suo paese: nel quale v'è una Ninfa, che si siede, insidiata da due Satiri: ne in quel paese vi si vede altro, che Satiri, mostrando di haverlo fatto per il paese della Lascivia: e forse imitando a un cotal modo o piu tosto alludendo alla Pittura, che discrive il Sannazaro nella sua Arcadia.
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