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      MAR. Significherebbe adunque, che colui, a cui si mandasse, fosse huomo non pure industrioso, ma virtuoso e santo?
     
      COR. Cosi a punto.
     
      MAR. E chi mandasse, come fece colui, la lingua d'un'animale?
     
      COR. La lingua dell'animale è la miglior cosa, che si gusti. Potrebbe adunque significare, che colui, a cui si mandasse, fosse huomo da bene, e non punto maledico; percioche dalla lingua si formano le parole; le quali esser possono e utili e dannose, si ad altri, come anco all'istesso. Onde si dice in proverbio: che la lingua non ha osso, e fa spezzare il dosso. Per questa cagione Francesco Re di Francia mandò in dono all'Aretino una catena d'oro di seicento scudi; la quale era fatta a lingue, che si guardasse dalla maledicenza, che per aventura ne potrebbe esser gastigato.
     
      MAR. Essendo adunque a quel Filosofo richiesto, ch'egli mandasse la migliore e la peggior parte de gli animali, esso mandò ragionevolmente una lingua.
     
      COR. Cosi è.
     
      MAR. Per qual cagione gli Ateniesi ponevano nel luogo, ove facevano ragione, e consultavano delle cose publiche, un volto, che si teneva la mano in bocca?
     
      COR. Per dimostrar, che si dovessero tenere le deliberationi segrete, e che si dovesse molto ben discorrere prima, che in qual si voglia occasione si parlasse: perche, come disse il buon Poeta; la parola mandata fuori di bocca non sa ritornare: e quell'altro, vola la parola senza mai potersi ritornare a dietro. Onde volendo un buon Filosofo comperare un servo, essendogli esso piaciuto di persona, e di aspetto, disse nel fine, parla, accioche io ti possa conoscere.


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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