Questa adunque significherebbe, che colui, a cui fosse mandata, fosse huomo giovevole al mondo, e di bello & alto intelletto.
MAR. Poi che siamo a caso entrati a favellar di Musica, vorrei, che mi dicesti; se questa era in grado di perfettione al tempo, che i Romani signoreggiavano al mondo.
COR. Era sì; come erano anco le altre arti. Et ecco che Boetio Severino ne compose un libro. Ella adunque era in tanta perfettione, che gl'Imperadori stessi non si sdegnavano d'appararla. E, quando si recitavano le Comedie, elle tutte si cantavano; e'l canto era tale, che per certe trombe, che a i Theatri servivano, tutto il popolo, che a esso Theatro era raunato, intendeva benissimo le parole.
MAR. Quali nationi furono eccellenti nella Musica?
COR. Furono, e sono tuttavia, prima la Francese, che è mirabile in cosi fatta facultà: onde nacque il proverbio, i Galli cantano. Dipoi la Fiandra: che pare, che quasi tutti i Fiandresi siano mirabilissimi, come habbiamo havuto un fresco esempio in M. Adriano, Maestro di Cappella di San Marco.
MAR. E nella Italia?
COR. Pochi, o niuno. Basta, che gl'Italiani siano stati, e siano tuttavia eccellenti nelle armi, nelle lettere, nella Pittura, e nella Scoltura.
MAR. Quai sono quegli che nelle lettere sono stati, o sono a dì nostri eccellenti, e di gran grido?
COR. Molti. Il Bembo, il Sannazaro, l'Ariosto, il Pontano, il Fracastoro, il Vida. Lo Sperone, il Tasso, il Veniero, il Molino, il Gradinico, il Giustiniano, il Danese, il Verdezzotto e, molti altri.
MAR. Nelle armi?
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