Il Sonetto è tale.
Del cibo, onde Lucretia, e l'altre han vita;
In cui vera honestà mai non morio,
L'un pasca il digiun nostro lungo e rioDonna piu che mortal saggia e gradita.
L'altro la guancia bianca e scoloritaDal tuon, che quì si grave si sentio,
Depinga col liquor d'un'alto oblio;
E vi ritorni vaga e colorita.
E'l terzo vi stia innanzi a tutte l'hore;
poi, s'avien, che Medusa a voi si mostri,
Schermo vi sia, che non s'impetri il core.
Per me tanto si desti il mio Signore,
Ch'io trovi loco in mezo a i pensier vostri,
Tal, che morte non basti a trarmen fore.
Benche altri vogliono, che'l medesimo cio mandasse alla S. Lucretia Borgia, Duchessa di Ferrara. Ma chi mandasse uno scalda mani?
COR. Potrebbe inferir, che colui, o colei, a cui fosse mandato, fosse freddo, o fredda in beneficare, o in amare altrui. E in questo proposito si legge un Sonetto dello stesso Bembo, che è tale.
Io ardo dissi, e la risposta in vano,
Come'l giuoco chiedea, lasso cercai:
Onde tutto quel giorno, e l'altro andai,
Com'huom, ch'è fatto per gran doglia insano.
Poi, che s'avide, ch'io potea lontanoEsser da quel pensier, piu pia, che mai,
In me volgendo de' begli occhi i rai,
Mi porse ignuda la sua bella mano.
Fredd'era piu, che neve: ne in tal puntoScorsi il mio mal; tal di dolcezza velo
M'havea dinanzi avolto il mio desire.
Hor ben mi trovo a duro passo giunto:
Che s'io non erro, in quella guisa direVolle Madonna a me, com'era un gelo.
MAR. Io non intendo questo concetto.
COR. Tu dovrai sapere, che si suol fare un certo giuoco; nel quale essendo molti huomini e Donne insieme l'un dopo l'altro a guisa di corona, l'uno dice nell'orecchio all'altro cio che gli piace, e colui similmente dice all'altro alcune parole che sono alle prime corrispondenti; e cosi l'uno a l'altro di mano in mano; insino, che non resta poi alcuno.
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