Dritto calle e sicuroPrenderia nostra vita, che no'l prende;
E tormerian con la prima beltadeGli anni de l'oro, e la felice etade.
MAR. Chi mandasse a donare un'Arcadia del Sannazaro?
COR. Il Sannazaro dipinge cosi bene la semplicitą della Rustica vita, che non credo, che alcuno lo avanzasse giamai.
MAR. Per questo, che vuoi inferire?
COR. Dirollo tosto: e tra molte belle cose, che esso introduce a dire a quei Pastori, questi versi bellissimi mi paiono.
Talhor nel suo parlar soleva adducereI tempi antichi; quando i buoi parlavano,
Che'l ciel piu gratie alhor solea producere.
Alhora i sommi Dij non si sdegnavanoMenar le pecorelle in selva a pascere,
Ma, come noi facemo, essi cantavano.
Non si potea l'un'huom con l'altro irascere,
I campi eran comuni e senza termini,
E copia di frutti suoi sempre fea nascere.
Non era ferro, il qual par c'hoggi terminiL'humana vita; e non eran Zizanie,
Onde avič, ch'ogni guerra e mal si germini.
Non si vedean queste rabbiose insanie,
Le genti litigar non si sentivano,
Onde convien, che'l mondo hor si dilanie.
E va dietro seguitando molte belle conditioni della primiera semplice vita: come anco Boetio Severino, chiamando la prima etą felice, perche era contenta di quello, che produceva fedelmente i campi in questi versi:
Flix nimium prior ętasContent a fidelibus arvis.
Aggiunge etiandio il Sannazaro.
Pensando a l'opre loro, non solo honoroleCon le parole; ma con la memoria
Chinato a terra, come sante, adorole.
Ov'č'l valor, ov'č l'antica gloria?
Vi son hor quelle genti? oime son ceneri,
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