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      Dicemi spesso il mio fidato speglio.
     
      COR. E perche è egli tanto difficile? O ti pare che gli spositori non l'habbiano dichiarato bene?
     
      MAR. Io non ho letto alcuno suo spositore: e parmi assai difficile.
     
      COR. L'hai tu nella memoria?
     
      MAR. Hollo.
     
      COR. Recitalo adunque: che io te ne dirò sopra cosi all'improviso, che mi parrà.
     
      MAR. Dirollo:
      Dicemi spesso il mio fidato speglioL'animo stanco, e la cangiata scorza;
      E la scemata mia destrezza e forza,
      Non ti nasconder piu, tu se pur veglio.
      Obedir a natura in tutto è il meglio,
      Ch'a contender con lei il tempo ne sforza.
      Subito alhor, com'acqua il foco ammorza,
      D'un lungo e grave sonno mi risveglio.
      E veggio ben, che'l nostro viver vola,
      E ch'esser non si puo piu d'una volta,
      E in mezo'l cor mi sona una parolaDi lei, ch'è hor del suo bel nodo sciolta;
      E ne' suoi giorni al mondo fu si sola,
      Ch'a tutte, s'io non erro, fama ha tolta.
     
      COR. Altro, se io non mi inganno, non vuol dinotare il Petrarca in questo Sonetto, che la fugacità del tempo; volendo dinotare, come egli era vecchio, e che la nostra vita vola, e che non puo esser l'huomo qui nel corpo terreno piu, che una sola volta: e però doveva prepararsi al suo fine, e tanto maggiormente, che Madonna Laura lo haveva di cio in sogno avertito, come si vede in questo verso,
      Non sperar di gioir in terra maiE come dice egli altrove:
      Cerchiamo il ciel, se qui nulla ne piace:
      Che mal per noi quella beltà si vide,
      Se viva o morta ne devea tor pace.
      Seguitando nel Sonetto, che essa Madonna Laura era in perfettione tale, che a tutte le altre Donne haveva oscurata la fama.


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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