Paolo Torchiana (bozz. n. 206) che, propòstosi di sistemare la piazza del Pòpolo (la quale, tra parentesi, non ha alcun bisogno di sistemazione, comechè perfetta), la ingombra di nuovi edifizi, che ròmpono la euritmìa dei preesistenti; ecco l'autore del nùmero 36 (Ezechiel CXLVII-v. 5) un inglese, il quale, dichiarato anzitutto che il monumento non deve avere uno scopo utilitario - chè sarebbe ignòbile idèa - non deve èssere cioè nè un ospedale nè una scuola ecc., conchiude proponendo la costruzione di un ponte, costruzione che, in una città traversata da un fiume, è tra tutte la più utilitaria. Cosi il n. 292 (Fons vitae), che ha preso a modello una rapa per disegnare uno scoglio e un tacchino per fingere un'àquila - ci avverte che lo scoglio sarà fatto di ghisa: ho scelto - nota egli - tale metallo onde caratterizzare l'època nostra; mentre il n. 46 (Concordia), progettato un mucchietto di rocce e fontane che renda imàgine de' sette colli, vi sovrappone il tempio della Concordia con il colosso della Dea possibilmente in oro, aggiungendo, che, quanto alle altre statue, permettèndolo il mite clima di Roma, si faranno di marmo. Nè va taciuta la peregrina trovata dal professore cav. Domènico Mollajuoli (n. 216) che, tracciato confidenzialmente in matita su due branicelli di carta una colonna e un archetto, ci spiega, che: in cima all'arco si porranno le cèneri di Vittorio Emanuele, cosicchè chi vi passa sotto, dirà: qui sopra ripòsano le cèneri di colùi che mi ha dato l'indipendenza e la unità, e l'altra idèa, non meno preziosa, del n. 287 (Dall'uno all'altro polo) il quale, dopo di èssersi con molte considerazioni persuaso che la statua del Re debba, èssere equestre ossìa posta su di un cavallo, esce a dire: la mia architettura io la chiamerò romano-arcimperiale in omaggio alla Nazione ed al Re.... Finalmente - e si noti che non spicchiamo per ora che qualche foglia da ogni manoscritto - c'è il signor A.B. di Messina (n. 41) il quale non spedisce alla Commissione il suo monumento perchè è troppo grandioso: quindi si lìmita a mandarne la fotografìa (che viceversa è uno sconcio disegno a penna) e ci annuncia che il monumento dev'èssere in marmo scolpito e bronzo fuso.
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I mattoidi
Al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II
di Carlo Dossi (alias Carlo Alberto Pisani Dossi)
Sommaruga Roma 1884
pagine 47 |
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